domenica 8 gennaio 2023

Lettera aperta alla Presidente del Consiglio Meloni / Pericoloso esercizio, Presidente, sopprimere le donne virtualmente

Cognome materno / Necessità di calendarizzazione alle Camere per un’urgente riforma strutturale

Di Iole Natoli

da it.freepik.com


 

Gent.ma Presidente del Consiglio, on. Meloni,

ho indirizzato anche a Lei e al Capo Dipartimento per i rapporti con il Parlamento la mia Petizione sul Cognome dei figli - già annunciata al Senato e di prossimo annuncio alla Camera - che trova in allegato e a cui può accedere direttamente dal primo link sottostante.

Nel rivolgerLe la richiesta di sollecitare i Presidenti di Senato e Camera, affinché attuando le indicazioni della Corte Costituzionale contenute nella sentenza 131/2022 sulla necessità inderogabile di una legge sul cognome dei figli pongano in calendario la discussione delle proposte legislative esistenti, stralcio da una lettera aperta inviata alla Senatrice Bongiorno, nella sua qualità di Presidente della 2ª Commissione del Senato, alcune considerazioni che sottopongo alla Sua attenzione.

Lo faccio perché la riforma per la quale mi batto dal 1979 con diverse iniziative per eliminare la soppressione del cognome materno dal cognome dei figli - riforma a cui ha dato un sigillo insostituibile la citata sentenza della Corte - non è solo una questione di diritti delle donne, come ad alcuni potrebbe superficialmente sembrare, ma altresì una riforma di base necessaria per determinare un ordine sociale più sano dell’attuale, della cui “malattia” i continui femminicidi e figlicidi sono una testimonianza inequivocabile.

Ed ecco lo stralcio.

«Cosa trasmetteva all’epoca in cui io iniziavo il mio percorso pubblico, ovvero nel 1979, quella particolare soppressione» (la soppressione della donna nella struttura familiare), «oggi dichiarata interamente illegittima dalla Corte Costituzionale? Diverse suggestioni più o meno manifeste. Eccone alcune.
1 – La donna vale meno dell’uomo e il punto da individuare per lei nella scala di attribuzione dei valori è affidato al capriccio maschile.
2 – La generatività femminile è subordinata alla “validazione” maschile. La presenza del cognome paterno “certifica” la legittimità della sua generazione, l’assenza espone al ludibrio sia la donna sia il figlio, in quanto solo l’uomo ha IL DIRITTO di mettere al mondo, sia pure per interposta persona. Se la donna lo fa, senza la sua “benedizione” è una reietta e tale rende anche suo figlio.
3 – Se il padre è l’unico rappresentante dei figli, tanto che di cognome questi portano solo il suo, allora è al padre – ovvero all’uomo – che occorre assicurare la possibilità di lavoro e occorre farlo nelle migliori condizioni per lui (e per chi glielo fornisce).
4 – Se l’uomo deve lavorare e deve farlo in condizioni ottimali, allora non deve avere preoccupazioni familiari di accudimento. Non basta il vantaggio che presenta per non essere soggetto a gravidanze e parti, al sistema produttivo il lavoratore deve assicurare di più. La donna da lui presa in moglie se ne stia a casa per accudire sia i figli sia lui. In tal modo il sistema produttivo su cui si basa l’assetto sociale rafforza nell’uomo la sua percezione di preminenza indiscussa sull’altro sesso, che condiziona l’ambito familiare.
5 – Se la subordinazione della donna così stabilita viene meno perché costei prova a sottrarsi al ruolo confezionatole dal sistema e affidato al controllo degli uomini in funzione di sentinelle attive, allora la stessa va punita in tutti i modi “leciti” possibili. In realtà anche con quelli illeciti.

Non sono poche le scusanti, infatti, con cui il sistema socio-giuridico si è adoprato per aggirare o ridurre al minimo il peso di violenze e di delitti che nei tempi andati non venivano ancora classificati come femminicidi. L’uomo (marito / fidanzato / innamorato) che infliggeva violenze varie o uccideva la donna:
– difendeva il suo onore;
– era stato provocato;
– era in preda a un raptus;
– l’amava quasi più della sua vita (molto quasi);
– lei lo aveva illuso e poi respinto. Come non compatirlo, povero figliuolo? Altre formule semi-assolutorie potremmo elencare e alcune le ritroviamo ancora oggi, se non nel diritto quanto meno nel sentire comune che si riversa spesso sulla stampa.

Il punto era allora e ancora oggi è: se la donna è sopprimibile simbolicamente e concettualmente, allora può diventarlo anche nella realtà. È un pensiero inconscio ma consideriamo QUANDO viene (ancora troppo presto per poter dire “veniva”) instillato nei soggetti umani. Accade a partire dalla nascita, ovvero in un momento in cui nessuno schema logico cosciente, tale da svelare e contrastare quel messaggio subliminale, si è ancora formato nei bambini. A questo input se ne aggiungono altri di cui la nostra società maschilista purtroppo è intrisa e che difficilmente è possibile controllare. Ne deriva una combinazione micidiale.

La sentenza 131/2022 della Corte costituzionale ha sancito l’ILLEGITTIMITÀ ab origine della patrilinearità del cognome e reso obbligatoria l’attribuzione ai figli del cognome di entrambi i genitori, a meno che gli stessi non abbiano concordemente optato per quello di uno solo di essi.
Si potrebbe pensare che la questione sia stata risolta, ma se lo è sul piano giuridico non lo è su quello sociale. Non è un caso se la stampa continuamente ci informa (il più delle volte gongolando) di un flop del doppio cognome, che viene scelto per i nuovi nati con percentuali bassissime.
Certamente è una novità. Certamente le nuove disposizioni pratiche derivate dalla sentenza non sono conosciute abbastanza ma la ragione di fondo non è questa. Il punto è che le suggestioni precedenti continuano ad agire indisturbate nelle stesse donne, che non solo non riconoscono come discriminante l’esclusione del loro cognome da quello dei figli ma – ed è più grave – non hanno compreso il valore radicalmente educativo che quella presenza tangibile comporta».

Finché non sarà stata approvata una legge che elimini ogni possibile raccordo col passato e fughi le preoccupazioni di una futura moltiplicazione dei cognomi – cosa che trattiene le donne dall’utilizzare le possibilità apertesi con la sentenza 131/2022 e gioca a favore di quegli uomini che insistono per mantenere la soppressione delle donne dal cognome dei figli – non avremo un mutamento sociale.

Confido, Presidente Meloni, che voglia accogliere la presente richiesta, nell’interesse non mio né solo delle donne ma della nostra comunità intera, a cui serve modificare un regime che continua a mietere vittime tra le donne, le bambine e i bambini e anche tra gli uomini, dato che essere spinti a divenire autori di femminicidi non è certo un interesse reale di questi ultimi, né è interesse dei padri ritrovarsi, al pari delle madri, privati per mano di altri uomini delle proprie figlie e dei propri nipoti.

Se su molti altri fattori non disponiamo dei mezzi per agire, possiamo anzi dobbiamo intervenire su quelli che è in nostro potere sradicare e questo è il primo della lista. Approvare al più presto la legge è necessario.

Nel ringraziarLa per la cortese lettura, Le porgo i miei saluti e i migliori auguri per il nuovo anno appena iniziato.

 

Link inseriti nel testo:

1 – Petizione: https://www.change.org/p/nuove-norme-sul-nome-della-persona-e-sul-cognome-dei-coniugi-e-dei-figli-19a-legislatura

2 – Sentenza 131/2022 della Corte Costituzionale: https://www.cortecostituzionale.it/actionSchedaPronuncia.do?param_ecli=ECLI:IT:COST:2022:131

3 – La soppressione della donna nella struttura familiare: https://cognomematerno-archiviostorico-italia.blogspot.com/2013/06/doppio-cognome-per-i-figli-in-italia_25.html

4 – Iole Natoli e il cognome materno: https://ilcognomematernoinitalia.blogspot.com/p/iole-natoli-e-il-cognome-materno_19.html

5 – Lettera aperta alla Presidente della 2ª Commissione Giustizia del Senato: https://ilcognomematernoinitalia.blogspot.com/2022/12/lettera-aperta-alla-senatrice-giulia_21.html

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6 – Link relativo all’immagine: https://it.freepik.com/foto-gratuito/home-still-life-carta-tagliata-concetto_11379884.htm

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8 Gennaio 2023

 

© Iole Natoli