mercoledì 5 giugno 2013

Evoluzione di una proposta di legge / Principio di "prossimità neonatale"


Dai MARCATORI alla PROSSIMITÀ NEONATALE nel COGNOME
di Iole Natoli

Ieri una mia conoscente di FB ha postato sulla mia bacheca un articolo della psicologa Valentina Sciubba (-->). Riguarda l’importanza del nome e del cognome, è del luglio del 2012 e si pone quale commento al tentativo parlamentare, come sempre fallito, di eliminare la patrilinearità obbligatoria.
Vi ritrovo considerazioni sull’importanza del nome e del cognome in relazione all’identità personale e un accenno ai marcatori genetici, in possibile relazione col cognome.
Ciò mi riporta molto indietro negli anni. Preciso intanto che si parla sempre dell'esperienza spagnola come fosse l'unica cui riferirsi ma non è così. Il doppio cognome esiste anche in Portogallo e in quasi tutti i paesi dell'America latina, di lingua spagnola e portoghese.
PROGETTO BIOLOGICO - Iole Natoli 1977

Quest’uso configura una popolazione composta di diverse nazionalità, molto estesa, che non conosce la patrilinearità e che peraltro si indigna profondamente quando qualcuno dei suoi componenti, assumendo la cittadinanza italiana, si ritrova privato del cognome materno dalla misogina pratica nostrana.
Quel che mi preme però sottolineare riguarda invece la relazione tra sesso e cognomi, prospettata per giustificare concettualmente eventuali linee maschili e femminili di discendenza, separate in virtù dei marcatori genetici.
In Italia si discusse per la prima volta di doppio cognome grazie a una serie di articoli che io scrissi a datare dal 1979 e alla prima causa civile che mossi nel 1980 contro lo Stato, per il riconoscimento della presenza anche del materno nel cognome dei figli (-->).
Nel primo scritto (La soppressione della donna nella struttura familiare - Il Foglio d’arte, giugno 1979) e in altri successivi, nel precisare la mia proposta di doppio cognome paritario affidavo il criterio di ordine dei due cognomi (sempre due e mai quattro) proprio al sesso. Al primo posto il cognome paterno per un figlio, al primo posto il cognome materno per la figlia, con una differenza dunque non di elementi del cognome ma del loro ordine nell’ambito dell’insieme. Prevedevo allora - e conservai quest’ipotesi a lungo - anche la possibilità che ciascuno dei coniugi potesse aggiungere, ove lo volesse, il cognome dell’altro, ottenendo così una sorta di marcatore familiare di riconoscibilità immediata. Quest’ultima era sicuramente un’idea ancora inconsapevolmente vincolata al matrimonio unico. Complesso infatti fare e disfare i cognomi dei coniugi ogni volta che si contrae un nuovo matrimonio. In alcuni Stati stranieri questo esiste, ma ciò non rende automaticamente valide e importabili talune altrui, del tutto superflue, soluzioni.
Ma torniamo al primo mutamento del mio progetto: quello dell’ordine dei cognomi determinato dal sesso dei figli. Mi resi conto che l'identità sessuale è qualcosa di molto più complesso del sesso anagrafico alla nascita e che pertanto la differenza dell’ordine dei cognomi in base ad esso sarebbe stata per alcuni soggetti disturbante. Così nella riformulazione successiva (Evoluzione sociale, modello familiare e formazione dell’identità: ipotesi per un mutamento, Il Confronto meridionale 1988, riprodotto poi on line in altro blog -->) proposi che l'ordine dei cognomi andasse determinato, una volta per tutte, dalla casualità del primo nato/a. Prima il cognome della madre se femmina (e così per tutti i figli della coppia), prima  il cognome del padre se maschio (e così anche per gli altri figli).
Sembra incredibile quanto sia stato lungo perfino per me, che ho sollevato il problema del doppio cognome per prima in Italia e che tanto ho lottato per la sua realizzazione interessando parlamentari di diverso schieramento al progetto, riuscire a liberarmi per intero da tutti i condizionamenti culturali. Come i vari parlamentari, che a datare dal tentativo di Maria Magnani Noya (cognome unico a scelta, ottobre 1979) ebbero a presentare progetti diversi alla ricerca della soluzione "giusta" impossibile (l'ordine alfabetico? il sorteggio?), avevo anch'io qualche strato di prosciutto sugli occhi.
La verità è un'altra. Lo stretto rapporto madre-figlio e conseguentemente figlio-madre esiste alla nascita SEMPRE, che la nuova creatura sia maschio oppure femmina. Non dipende dal sesso del o della neonata. Dipende dalla biologia e non dallo stolto capriccio degli umani, ha a che fare con l’indiscutibile PROSSIMITÀ NEONATALE di per sé. È un rapporto che non  conosce mediazioni se non successive, ovvero quando il cognome è già stato attribuito da tempo. Non smentiamo pertanto la natura per la pretesa di nascondere il vero, per continuare in una rimozione che è il male stesso delle società maschiliste (-->). Accettare la priorità del cognome materno nell’ordine dei cognomi del figlio non è un "di più" che si attribuisce alla donna: è il rispetto per quel "di più" che con nove mesi di gravidanza e un parto effettivamente ella fa e per la tenera dipendenza psicofisica del figlio da lei, che dura almeno sino al termine dell’allattamento.
Dunque, qualora i genitori non abbiano espresso un desiderio univoco differente - dovuto a una migliore assonanza dei due cognomi in posizione inversa o ad altre motivazioni soggettive, che non spetta al legislatore o all'ufficiale dello stato civile valutare - è tanto normale da essere addirittura OVVIO che i figli prendano per primo il cognome della madre seguito da quello del padre, senza però che l’ordine, quale che esso sia, possa influire sulla scelta che il figlio ormai adulto e genitore a sua volta potrà fare tra i suoi cognomi, non per sé ma per la sua discendenza.
I marcatori lasciamoli da parte: nel cognome non servono a nulla.
Vai alla PROPOSTA DI LEGGE in 10 articoli per il DOPPIO COGNOME PARITARIO
All’attenzione del Parlamento italiano
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5 Giugno 2013
© Iole Natoli

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