Dall’occultamento
della Donna nel Cognome dei Figli all’attacco alla Maternità della Donna
|
|||
di Iole Natoli *
[brano tratto da
un più lungo articolo sulla GPA, pubblicato il 29.12.2015 sul Blog “Femminismi a confronto e laicità” (link)]
|
|||
“Le condizioni di
prevaricazione spesso atroce cui sono sottoposte queste donne in alcune parti
del mondo, ovvero nei paesi più poveri, rischiano di distrarre dal punto
centrale, dal riconoscere ciò che si vuol frantumare e dal comprendere da
cosa abbia origine il delirio maschile di voler “espropriare” la donna da sé
a tutti i costi riducendola al “forno” aristotelico, sottolinea Luisa Muraro.
La relazione materna è un bene e come tale va custodita,
ricorda (link).
Necessita rilevare però qualcos’altro. A ricorrere alle GPA molto più degli uomini single, etero o omosessuali, sono le COPPIE coniugate, ovvero il duo uomo-donna, in cui la donna accetta di utilizzare l’altra donna, perché non coglie il senso di ciò che in realtà sta facendo: spezzettare l’io di quell’altra inducendole una dissociazione mente-corpo.
Il corpo è mio ma l’utero non lo è, questo organo che credevo
mio è invece a disposizione di chi mi paga, serve a confezionare un essere
che non mi conoscerà nemmeno o con cui avrò rapporti puramente formali, quasi
sempre a distanza, io non sono una persona ma un mezzo, uno strumento per la
realizzazione di desideri altrui. Io sono cosa.
Perché una donna
fa questo a un’altra donna? Perché rende se stessa una donna-padre, ovvero
una semplice donatrice di gamete, pretendendo però di essere madre tanto da
nascondere quasi sempre alla figlia o al figlio in quale modo è stato
generato?
A questa domanda io
rispondo con qualche altra domanda. Come mai solo abbastanza di recente nel
mondo le donne hanno cominciato a notare che la patronimia era una strategia
d’occultamento simbolico della generatività femminile? Come mai in molti
Paesi le donne continuano a collegarsi ai loro figli (e i figli alle loro
madri) solo attraverso il cognome del marito, tanto da continuare a prenderlo
in quei paesi dove la legislazione prevede che si possa anche a fare il
contrario (che cioè il cognome di famiglia sia quello femminile e non quello
maschile)? Come mai in Italia si è voluto approvare alla Camera un DDL sul
cognome che volutamente ignorasse il concetto di prossimità neonatale,
da me espresso in più petizioni (link ved. art. 4) e altri scritti
e presente anche nella sostanza, benché non nella sua formulazione
concettuale, in altre proposte legislative obbligate a cedere il passo a un
DDL livellatore concordato?
Detto in
altre parole: bisognava proprio che si arrivasse all’UteroInAffitto o GPA,
affinché le donne toccassero con mano cosa si nascondeva in quella pratica di
volontario occultamento simbolico della generatività femminile e dunque del
valore intrinseco e inalienabile della maternità?”.
|
|||
29.12.2015
|
© Iole Natoli
(link) ideatrice del primo progetto italiano di doppio cognome per i
figli (1979)
e fautrice dell’abolizione del 143-bis c.c. (cognome coniugale per la donna) |
||
Il cognome patrilineare, in Italia come in ogni Paese in cui vige, è il burqa culturale delle donne (©Iole Natoli).
▼
Nessun commento:
Posta un commento