PURCHÉ SI RIDA |
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Da una donna creativa e intelligente che è presente sulla scena da molti anni e dispone di vari strumenti comunicativi, ci si attenderebbe un rispetto verso i diritti e la dignità delle donne che evidentemente difetta. Abbiamo nostro malgrado dovuto notarlo già in passato, quando a far le spese del dileggio sono stati l’uso del femminile nelle cariche istituzionali e professionali e una persona che tale legittima prassi difendeva, ovvero la oggi ex presidente Laura Boldrini. Il recente intervento a Che tempo che fa sulla "moltiplicazione dei cognomi" si configura come diffusione difficilmente inconsapevole – Luciana Littizzetto dispone di ogni strumento culturale e pratico per informarsi in anticipo – di una deformazione non indolore del vero, che strizza praticamente l'occhio alla reazione. Prendere di mira i “benaltristi” e le loro incoerenti teorie di proliferazione dei cognomi - che trovano smentita immediata nelle prassi esistenti in tanti altri paesi, tra cui la Spagna, e che non hanno alcun fondamento nella realtà come chiunque si sia preso la briga non particolarmente massacrante di analizzare i progetti di legge in Parlamento avrebbe potuto e può verificare - sarebbe stato altrettanto produttore di risate ma presumibilmente non di altrettanti consensi, nella valutazione della versatile e abitualmente irresistibile Luciana. Così nel mirino della sua comicità è finito, con un effetto di appoggio e allargamento a pioggia, l’inesistente, visto che la finestra temporale entro la quale la nuova normativa – questa volta non illegittima - dovrà essere approvata può essere ormai molto breve e considerato, peraltro, che la legge in arrivo porterà via con sé anche il ricorso al giudice nei casi di dissenso tra i genitori sull’ordine dei cognomi nel doppio, che è al momento conseguenza ineliminabile di una modifica in storico ritardo legislativo. Come chiunque abbia letto magari una sola volta in vita sua la Costituzione già sa, la Corte costituzionale non può infatti legiferare per rispetto della divisione dei poteri, ma DEVE comunque eliminare le discriminazioni, in questo caso per sesso e a svantaggio delle donne, nonché le violazioni di quell’autonomia dei cittadini nella conduzione della propria vita privata, che l’art. 8 della CEDU – dall’Italia da tempo sottoscritta ma mai rispettata nello specifico – tutela. Le donne che hanno atteso per anni che la loro soppressione arbitraria dal cognome dei figli fosse, come da Costituzione, una volta per tutte eliminata non hanno preso molto bene lo show di Littizzetto dell’8/5/2022. Lo dimostra la lettera che ci viene inviata e che qui pubblichiamo. |
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LETTERA APERTA a Luciana
Littizzetto |
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Gentile Signora Littizzetto, Al tempo in cui le donne avevano
l’obbligo di assumere il cognome del marito (tempo che risulta curiosamente
attuale per lo stato italiano, che lo appioppa ancora sulle tessere
elettorali o in alcuni comunicati ufficiali alle donne), ci aveva pensato già
il grande Totò ad ironizzare sulla signora |
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“Trombetta in Bocca”, decisamente più plausibile e, mi perdoni, più divertente del signor Dita Nel Naso. Ecco, forse Lei ritiene che quest’ultima situazione sia più auspicabile, affinché le maestre possano richiamare i bambini e ancor di più le bambine, di solito non menzionate, brevemente e, anche in questo caso, perentoriamente alla loro esclusiva appartenenza alla paterna patria potestà? Ma forse non è a conoscenza che la patria potestà è stata abolita ed esiste la “responsabilità genitoriale” e guarda caso i genitori sono due, anche se solo UNA dei due partorisce, proprio quella esclusa all’anagrafe? Farsi un sacco di risate sui guasti che porterà la
fine di un secolare sopruso non è quanto di meglio ci si possa aspettare
dalla satira o anche da una più banale e sana comicità. Con i miei migliori saluti, G. B. _______________________________________________________________
La foto successiva è
un’elaborazione di Giovanna Berna di due foto di it.freepik.com
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la prima creata da
pressfoto -
la seconda da Racool studio
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Il cognome patrilineare, in Italia come in ogni Paese in cui vige, è il burqa culturale delle donne (©Iole Natoli).
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Grazie. Bellisaima lettera. Un messaggio chiaro e ricco di riconoscimento del valore e della identita' delle donne. Il superamento della monocultura maschile incomincia dal linguaggio e dal riconoscimento del cognome di chi ci ha dato la vita.
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