QUEL CHE NASCONDE IL DILEMMA DEL DISACCORDO IN MERITO ALLA SEQUENZA DEI COGNOMI di Iole Natoli
«Le audizioni si sono concluse. Si è in attesa della proposta del testo
base unitario dalla relatrice», scrive la giornalista Simona Sforza in
un articolo sul cognome della prole. Si
è pronti a procedere, dunque? Sembrerebbe di no. Perché «i senatori sono
bloccati su cosa fare in mancanza di accordo tra genitori». ________________________________________________________________
Da Il cognome materno è una questione politica By simonasforza 07/04/2025 - Dol’s Magazine
SIMONA
SFORZA
IOLE NATOLI Del cognome materno in prima posizione per legge io ho scritto analiticamente più volte e in un’audizione di questa legislatura ne ha trattato dal punto di vista giuridico l’avvocata Antonella Anselmo, da me successivamente intervistata. Adottare questa soluzione non configurerebbe nessuna discriminazione, che esiste solo quando una diversità di trattamento è applicata a condizioni uguali Di uguale nella generazione della prole c’è assai poco. Grosso modo, si può ravvisare uguaglianza e conseguente parità genitoriale solo considerando nel suo insieme il patrimonio genetico trasmesso. Nell’affermare questo si tralascia però una specificità femminile, quale la trasmissione del DNA mitocondriale. I mitocondri, centraline energetiche delle cellule la cui compromissione è alla base di diverse patologie che mettono a repentaglio la vita, costituiscono dunque una dotazione essenziale, ricevuta solo per via materna. Malgrado ciò, possiamo essere disposte a dichiarare, per compiacenza benevola, che sul piano genetico è ravvisabile una parità effettiva nel contributo genitoriale. Poi tutto cambia. Non soltanto l’embrione si sviluppa in un unico corpo, il materno e non il paterno, ma con quel corpo instaura per nove mesi relazioni di scambio cellulare bidirezionale, conosciuto come Microchimerismo Materno-Fetale. È con queste caratteristiche biologiche che il nascituro arriva al momento della nascita. Ed è al momento della nascita che per legge si attribuisce il cognome, di cui nel nostro sistema giuridico il figlio diverrà titolare. E allora perché la protervia di un taglio simbolico obbligato, con la soppressione o la messa all’angolo del cognome materno, se non per un misfatto ideologico che continua ad avvelenare il sociale? È attraverso i simboli che un’ideologia incide nel bene o nel male sulla struttura di una società. Liberiamoci una volta per tutte della malattia patriarcale. Non c’è nessun bisogno pratico di sorteggi, per una corretta legge sul cognome, e men che mai di ordini alfabetici prevaricatori, che conferiscono un potere non contrattabile al membro della coppia il cui cognome precede quello dell’altro nell’ordine alfabetico, per semplice capriccio dello Stato. Basta assegnare in automatico al cognome della madre la prima posizione nel doppio, in ragione di ciò che è stato detto e che anni addietro ho denominato “prossimità neonatale”, ferma restando la possibilità per i genitori di concordare e comunicare all’Ufficiale di stato civile una sequenza opposta a quella stabilita dalla regola. Nessuna limitazione
abusiva dei diritti (non si sta proponendo di escludere dall’identità dei
figli quella dei padri), nessun rompicapo amministrativo da gestire, nessuna
restrizione che impedisca ai figli di scegliere quale dei due cognomi
ricevuti attribuire un giorno alla propria prole. Tutto va a posto
“naturalmente” se si accetta di rendere trasparente la realtà. La lettera è stata inviata giovedì 10 aprile 2025 Attribuzione
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Il cognome patrilineare, in Italia come in ogni Paese in cui vige, è il burqa culturale delle donne (©Iole Natoli).
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