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QUEL CHE NASCONDE IL DILEMMA DEL
DISACCORDO IN MERITO ALLA SEQUENZA DEI COGNOMI
di Iole Natoli
«Le audizioni si sono concluse. Si è in attesa della proposta del testo
base unitario dalla relatrice», scrive la giornalista Simona Sforza in
un articolo sul cognome della prole. Si
è pronti a procedere, dunque? Sembrerebbe di no. Perché «i senatori sono
bloccati su cosa fare in mancanza di accordo tra genitori».
Su queste difficoltà del disaccordo di recente si è espresso
il senatore Dario Franceschini, proponendo il solo cognome materno. Le
difficoltà sul disaccordo, tuttavia, sono esclusivamente un problema derivato
dalla mentalità patriarcale persistente. In un’intervista successiva
all’articolo citato, la giornalista riporta una mia disamina di ciò che si
nasconde dietro il tentativo di applicare la ghigliottina di una falsa parità
genitoriale, sopraffacendo il diritto di ogni figlia o figlio di ricevere in
primo luogo alla nascita il cognome di quel genitore con cui è stato in
relazione per ben nove mesi e che lo ha appena partorito: la madre.
Stralcio dall’intervista quel che ho risposto su questo
punto specifico.
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Da Il cognome materno
è una questione politica
By simonasforza 07/04/2025 - Dol’s Magazine
SIMONA
SFORZA
Culturalmente e
praticamente cosa cambia con il doppio cognome? Per il tramonto del
patriarcato abbiamo bisogno anche di atti simbolici?
IOLE NATOLI
Non è vero che il cognome singolo, materno o paterno, sia l’unica soluzione
per semplificare le regole. Io stessa in alcune mie petizioni relative al
doppio cognome avevo indicato l’opportunità di assegnare al cognome materno
la prima posizione, eventualmente modificabile per accordo consensuale dei
genitori, debitamente comunicato all’Ufficiale di Stato civile. Questo
risolverebbe t u t t e le difficoltà pratiche sul disaccordo e presenterebbe
il vantaggio di scardinare la sorgente stessa della sottomissione femminile
pretesa e in vari modi attuata nei secoli, ideologia che informa di sé alcuni
fenomeni asociali tra cui il femminicidio.
Del cognome materno
in prima posizione per legge io ho scritto analiticamente più volte e
in un’audizione di questa legislatura ne
ha trattato dal punto di vista giuridico l’avvocata Antonella Anselmo, da me successivamente
intervistata.
Adottare questa
soluzione non configurerebbe nessuna discriminazione, che esiste solo quando
una diversità di trattamento è applicata a condizioni uguali Di uguale nella
generazione della prole c’è assai poco. Grosso modo, si può ravvisare
uguaglianza e conseguente parità genitoriale solo considerando nel suo
insieme il patrimonio genetico trasmesso.
Nell’affermare
questo si tralascia però una specificità femminile, quale la trasmissione del
DNA mitocondriale. I mitocondri, centraline energetiche delle cellule la cui
compromissione è alla base di diverse patologie che mettono a repentaglio la
vita, costituiscono dunque una dotazione essenziale, ricevuta solo per via
materna. Malgrado ciò, possiamo essere disposte a dichiarare, per compiacenza
benevola, che sul piano genetico è ravvisabile una parità effettiva nel
contributo genitoriale.
Poi tutto cambia.
Non soltanto l’embrione si sviluppa in un unico corpo, il materno e non il
paterno, ma con quel corpo instaura per nove mesi relazioni di scambio
cellulare bidirezionale, conosciuto come Microchimerismo
Materno-Fetale. È con queste caratteristiche biologiche che il
nascituro arriva al momento della nascita. Ed è al momento della nascita che
per legge si attribuisce il cognome, di cui nel nostro sistema giuridico il
figlio diverrà titolare.
E allora perché la
protervia di un taglio simbolico obbligato, con la soppressione o la messa
all’angolo del cognome materno, se non per un misfatto ideologico che
continua ad avvelenare il sociale?
È attraverso i
simboli che un’ideologia incide nel bene o nel male sulla struttura di una
società. Liberiamoci una volta per tutte della malattia patriarcale.
Non c’è nessun bisogno pratico di sorteggi, per una corretta legge sul
cognome, e men che mai di ordini alfabetici prevaricatori, che conferiscono
un potere non contrattabile al membro della coppia il cui cognome precede
quello dell’altro nell’ordine alfabetico, per semplice capriccio dello Stato.
Basta assegnare in automatico al cognome della madre la prima posizione nel
doppio, in ragione di ciò che è stato detto e che anni addietro ho denominato
“prossimità neonatale”, ferma restando la possibilità per i genitori di
concordare e comunicare all’Ufficiale di stato civile una sequenza opposta a
quella stabilita dalla regola.
Nessuna limitazione
abusiva dei diritti (non si sta proponendo di escludere dall’identità dei
figli quella dei padri), nessun rompicapo amministrativo da gestire, nessuna
restrizione che impedisca ai figli di scegliere quale dei due cognomi
ricevuti attribuire un giorno alla propria prole. Tutto va a posto
“naturalmente” se si accetta di rendere trasparente la realtà.
L’intera intervista è su Dol’s Magazine
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La lettera è stata inviata giovedì 10 aprile 2025 ______________________________________ Attribuzione
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