domenica 20 giugno 2021

Cognome Materno alla nascita e ordine dei cognomi LETTERA aperta alla Ministra dell’Interno

Alla c.a. della Ministra dell’Interno Luciana Lamorgese  
e, per conoscenza,
alla Ministra per la Giustizia Marta Cartabia e
alla Ministra per le Pari Opportunità e per la Famiglia Elena Bonetti

di Iole Natoli

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Gentile Ministra Lamorgese,

quale membro di Noi Rete Donne, in data 28.03.21 avevo contribuito a un documento in cui, nel ripercorrere la contrastata storia del cognome materno e in particolare del doppio cognome in Italia, si esprimeva il forte interesse all’approvazione di una legge entro questa legislatura. Ciò perché la presenza del cognome materno in quello di figli e figlie rappresentava e rappresenta - e non solo per la rete citata - “una RIVOLUZIONE CULTURALE e non questione di sola parità”.

Nell’attesa che i lavori parlamentari vengano inaugurati e condotti una volta per tutte a compimento, io e le persone di cui alle firme in calce ci rivolgiamo intanto a Lei per esporle una richiesta attinente al tema e che riguarda una circolare della Direzione centrale per i Servizi demografici, che fa capo al Ministero dell’Interno.

A seguito della sentenza 286/2016 della Corte Costituzionale, pubblicata in G. U. con il n. 52 il 28/12 di quell’anno, la Direzione citata emanò nel mese di gennaio la circolare 1/2017, avente per oggetto l’attribuzione del cognome materno. In essa si definiva l’obbligo per l'ufficiale dello stato civile di «accogliere la richiesta dei genitori che, di comune accordo, intendano attribuire il doppio cognome, paterno e materno, al momento della nascita o al momento dell'adozione».
Data l’immediatezza dell’applicazione, alcuni neogenitori ebbero modo di attribuire il doppio cognome ai loro figli nell’ordine a loro più gradito, che prevedeva in taluni casi la priorità del materno rispetto al paterno.

Non è ben chiaro per quale ragione la stessa Direzione centrale abbia deciso di emanare nel mese di giugno la 7/2017, ovvero una seconda circolare sul tema in cui, discettando lessicalmente sul significato del termine “aggiungere” contenuto nella suddetta sentenza, stabiliva che il cognome materno avrebbe potuto seguire e mai precedere il paterno.

Sicuramente questa pesante intromissione nella vita privata delle coppie genitoriali verrà meno quando una legge sarà stata approvata. Tuttavia, poiché tale soluzione ampia e definitiva richiede inevitabilmente tempi tecnici, Le chiediamo di eliminare già adesso il pretestuoso rigurgito di patriarcato offensivo contenuto nella 7/2017, con cui si tradisce lo spirito della sentenza citata che ha chiaramente inteso privilegiare la libera decisione dei genitori senza al contempo far venir meno la presenza del cognome paterno - cosa che avrebbe richiesto o la formulazione di una norma di legge o ben altro esame della problematica, come di recente ha inteso fare la Corte, a seguito di una nuova eccezione di costituzionalità sollevata, con la nota Ordinanza di rimessione 18/2021 – e senza specificare alcunché sull’ordine dei cognomi attribuibili.

È da notare che una qualche giustificazione questa seconda circolare avrebbe potuto averla solo se l’attribuzione del doppio cognome non fosse stata subordinata al consenso di entrambi i genitori, perché, in assenza di una norma atta a regolare i casi di disaccordo, sarebbe potuto sorgere qualche problema di non facile soluzione per l’ufficiale di stato civile. Ma non era né è questa la situazione reale. La limitazione ai casi di consenso, contenuta nella sentenza, fa sì che automaticamente il dissenso non possa nemmeno palesarsi e che dunque nessun problema pratico si ponga nell’attribuzione del doppio cognome nell’ordine voluto dai genitori.

Rimarchiamo come questa seconda circolare sia portatrice di fatto e di un’esorbitanza di potere nei confronti dei cittadini, in quanto lede il loro diritto “al rispetto della propria vita privata e familiare” (art. 8, Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo), e di una discriminazione sessista nei confronti della donna (art. 14 ibidem).

Varrà forse la pena riportare una precisazione contenuta al riguardo nella sentenza del Tribunale di Strasburgo del 7 gennaio 2014.
«Una differenza è discriminatoria ai sensi dell’articolo 14 se è priva di giustificazione oggettiva e ragionevole. L’esistenza di una tale giustificazione si valuta alla luce dei principi solitamente prevalenti nelle società democratiche. Una disparità di trattamento nell’esercizio di un diritto enunciato dalla Convenzione non deve solo perseguire uno scopo legittimo: si ha violazione dell’articolo 14 anche quando non esiste “un ragionevole rapporto di proporzionalità tra i mezzi impiegati e lo scopo prefisso”». Così al paragrafo 59 della sentenza.

Limitazioni indebite, come quelle contenute nella circolare citata, finiscono col nutrire e rinsaldare le resistenze di buona parte del Parlamento, che non a caso non ha fin qui nemmeno iniziato a discutere le proposte sul cognome materno in almeno una delle Commissioni Giustizia delle due Camere.
Di conseguenza, anche allo scopo di rendere maggiormente percepibile l’intenzione delle donne di non arrendersi e di non accettare l’infinito rinvio di una legge che risolva globalmente il problema, chiediamo oggi a Lei, Ministra Lamorgese, di intervenire per eliminare nel modo più idoneo questo vulnus democratico, che non soltanto lede la libertà di tutti i cittadini, genitori potenziali o effettivi, ma soprattutto rafforza immotivatamente quella cultura patriarcale dannosa che fa delle donne - in questo caso delle madri, ovvero giusto di coloro grazie alle quali figli e figlie vengono al mondo attraverso una gravidanza e un parto – soggetti di diritto declassabili a cittadine di rango inferiore.

20.06.2021

© Iole Natoli


Aderiscono alla richiesta:
Laura MoschiniFrancesca DragottoAngela Maria Bottari, Antonella Ida Roselli, Stefania Cavagnoli, Maria Ferrara

In qualità di membri del Gruppo FB “IL COGNOME MATERNO IN ITALIA - Procedure prefettizie e anagrafiche”, aderiscono:

Iole Granato, Federica Cagnolati, Cinzia Ciriotti, Monica Leonessa, Frida Bertolini, Christian Carmosino, Nathalie Pellegrino, Francesca Pipitone Bottini, Sara Mortoni, Elisa Martinello, Isabella Deiana, Fabiana Montemurri, Michèle Bazzanella, Sandra Amoretti, Andrea Giudice, Gabriella Olia Greco, Elena Maria Rabbi, Davide Fiorucci, Silvia Polito, Laura Oselladore, Maria Grazia Marrapodi, Santija Bieza, Nora Alunni, Barbara Gianesini, Laura Cecchini, Dafne Pasqualotto, Giovanna Ferrari, Marina Petrucci, Michela De Matteis, Elisabetta Lamagna. Dopo l'invio delle mail aderiscono anche: Francesca Cau, Laura Di Mascolo, Marcella De Carli, Maria Silvia Sacchi, Doriana Righini, Susanna Tommasi.