mercoledì 18 settembre 2013

SOCIETÀ / GENITORE e GENITORE, NO, grazie!



UNA MISURA IRRAZIONALE E MISOGINA 
NO alla cancellazione delle madri / NO alla cancellazione delle donne

Lettera aperta ai Sindaci di Venezia e di Bologna
e anche agli altri Sindaci d’Italia


Sono adottabili ben altre soluzioni che non cancellano l'identità di nessuno

di 
Iole Natoli

Comincio col premettere una cosa: una donna non deve necessariamente essere madre per esser donna, ma una madre è sempre, in primo luogo, una donna.
La maggioranza delle donne della nostra popolazione è costituita da donne madri  o che
intendono diventarlo,  dunque non sto per nulla

intervenendo in nome di una ristretta rappresentanza del genere femminile, anche perché le donne che madri non vogliono divenire a loro volta hanno pur avuto una madre e non sentono la necessità, salvo qualche eventuale caso sporadico, di cancellarla dal proprio linguaggio.
Di più: la maternità è tanto considerata un naturale diritto dell’essere femminile che molte donne lesbiche oggi ricorrono all’inseminazione artificiale per poter essere madri anche all’interno di un rapporto di coppia lesbico, ovvero di un rapporto che non prevede la presenza di un uomo in qualità di partner.
Passo ora ad esaminare la questione del Genitore 1 e 2 o del Genitore senza 1 né 2, ma soprattutto SENZA un minimo rispetto della generatività femminile.
Quel che viene soppresso da un simile provvedimento irrazionale (spiacente per i rappresentanti dell’Arcigay ma QUESTA VOLTA sono in profondo disaccordo con loro) è la parola "madre" e non "padre", visto che "genitore" non è affatto neutro ma MASCHILE.
Ora, l’apertura alle coppie omosessuali non può avvenire mediante la cancellazione   delle donne. Queste stanno lottando da tempo per rimuovere un sistema patriarcale che in Italia, diversamente da quel che accade in altre parti d’Europa, le esclude tassativamente a priori dal cognome dei LORO FIGLI perché a questi - in barba alla Risoluzione del Consiglio d’Europa n. 37 del 1978, alla CEDAW del 1979 in vigore in Italia dal 1985, alle Raccomandazioni del Consiglio d'Europa n. 1271 del 1995 e n.1362 del 1998, al  Trattato di Lisbona ratificato in Italia con Legge n. 130 del 2008 - viene ancora oggi IMPEDITO di vedersi attribuire il cognome materno alla nascita, diversamente da quanto accade SEMPRE col paterno. È una CANCELLAZIONE della presenza materna che finalmente anche dalla Consulta è stata riconosciuta per ciò che è: il portato di una cultura patriarcale, che continua a sopravvivere in latenza e della quale occorre decretare la scomparsa.
Ho sempre sostenuto il diritto delle coppie omosessuali alla parità con le coppie eterosessuali e questo non soltanto di recente (Il Manifesto degli obiettivi immediati, Titolo 1 -->, 2013), bensì da quando, molto ma molto tempo addietro, militavo nel Partito Radicale a fianco di compagne e compagni del Fuori.
Ho trovato e continuo a trovare positivo l’ampliamento dell’idea tradizionale di famiglia, in quanto tale ampliamento presuppone che emerga, con maggiore chiarezza, che ciò che fonda e sostiene il rapporto di coppia è la scelta, la sintonia, l’affetto e il sostegno reciproco, tutti valori che ben poco hanno a che fare con la differenza biologica dei sessi.
Oggi, però, sono obbligata a denunciare l’irrazionalità di una modifica che tenta di rimediare all’omofobia attuando la cancellazione dell’identità femminile dai moduli predisposti dai Comuni. Invece di combattere il fenomeno si attacca l’identità stessa delle madri. Perché, infatti, scegliere la parola MASCHILE “Genitore” attribuendole una valenza neutra che NON ha? Da quale tortuoso processo mentale nasce questa scelta, quando il problema sarebbe stato risolvibile diversamente, senza cancellare l’identità di nessuno?
La generazione di un figlio - piaccia o no - presuppone l’apporto biologico di due sessi diversi, femminile e maschile, e finché le ricerche scientifiche non avranno portato a soluzioni differenti (non so quanto auspicabili, ma non è questo il punto, in questa sede) OCCORRE RISPETTARE IL PRINCIPIO DI VERITÀ E NON DI FINZIONE.
Smettiamola di voler nascondere ai bambini che BIOLOGICAMENTE hanno sempre una madre e un padre, quale che sia la scelta familiare operata dalle persone con le quali vivono. Se si vuole una riforma, occorre avere il coraggio della chiarezza e occorre averlo anche con i propri bambini; se si crede nel diritto alla diversità non si deve cercare di celarla, quasi fosse un “peccato” di cui in prima persona si ha vergogna.
Del resto, le coppie dello stesso sesso in casa si fanno chiamare dai bimbi "Mamma" e "Mamma" o "Papà" e "Papà" e non "Genitore 1" e "Genitore 2" oppure "Genitore" e "Genitore".
È proprio così difficile risolvere il problema da cui è nata l’idea della modifica? Direi di no. Un modulo deve semplicemente prevedere due voci alternative ripetute due volte:
“padre/madre e madre/padre”, oppure “madre/padre e padre/madre”, o per esempio “madre/padre e madre/padre”, attenendosi con questa terza variante sia a un ordine alfabetico dei termini, sia alla verità biologica che fa della madre la prima persona con cui il figlio è in contatto dal momento della sua venuta al mondo (anzi da prima).
L’interessata/o, all’atto di compilazione del modulo, cancellerà il termine che non corrisponde alla SUA unità familiare, che sia di tipo eterosessuale oppure no.
Una volta che sarà stato riempito, QUEL modulo avrà sempre due termini sopravvissuti alla cancellazione; diventerà dunque “madre/padre e padre/madre” (o “padre/madre e madre/padre”, se si preferisce l’anteposizione della parola padre) nel caso di una famiglia eterosessuale; diventerà invece “madre/padre e padre/madre” oppure “madre/padre e padre/madre” nel caso di una famiglia omosessuale.
Praticamente, occorre un modulo che preveda le variabili e non un modulo che non ne prevede nessuna, giacché il totalitarismo va escluso dalle prassi anche burocratiche del nostro Paese.
Tutto il resto è arzigogolamento e falsità. Entrambe cose del tutto non necessarie e anzi dannose, in una società che vuole accettare e promuovere la diversità e non approntare il letto di Procuste di un qualche livellamento reazionario.

Milano, 18 Settembre 2013
© Iole Natoli
in: Il COGNOME MATERNO IN ITALIA nei Matrimoni e nelle Convivenze


Ed ecco alcune note successive, conseguenti al dialogo con altri:

19 settembre -1
Oggi se ne è discusso su alcuni gruppi di FB. Qualcuna ha ricordato i termini Tutore e   Tutrice, che restano peraltro esclusi da "Genitore". Un'altra ha proposto "Adulto responsabile 1 e 2”.
Penso che dipenda dalla destinazione dei moduli. Se devono servire per un passaporto, "Responsabile" senza adulto/a - tanto non lo sarà mai un bambino  - oppure “Adulto/a responsabile” e “Adulto/a responsabile” sarebbe più indicato e non lederebbe l’identità di nessuno.
19 settembre -2
Sentendo fuori orario il podcast della puntata odierna di Prima Pagina, ho appreso che a Bruxelles si usa “Persona” e “Responsabile”.
 “Persona responsabile e Persona responsabile” mi sembra una soluzione perfetta per tutte le situazioni in cui l’utilizzo di “madre e padre”, “madre e madre” e “padre e padre” dovesse risultare problematico in quanto esclude proprio la tutela.
19 settembre -3

Un'altra ipotesi, sempre da discussione nei gruppi:
“Persona genitrice”, “Persona responsabile” e “Persona genitrice responsabile”, perché non è detto che le due cose siano alternative.


1 ottobre - 4

Da una conversazione odierna con un iscritto a un gruppo FB, mi è venuta in mente una formula, un po' diversa dalle precedenti, giocata sulle dizioni Responsabile Geni-tore/trice” e “Responsabile Non Geni-tore/trice”, che darebbero luogo a tre ipotesi:
_________________________________________________________________
Responsabile Geni-tore/trice                 e             Responsabile Geni-tore/trice
o esattamente all’inverso (ovvero prima genitrice e poi genitore, a scelta di chi compila il modulo) per una famiglia eterosessuale, che si tratti di genitori biologici o adottanti (al momento la legge non prevede adozione da parte di coppie omosessuali);
_________________________________________________________________
Responsabile Geni-tore/trice                 e             Responsabile Non Geni-tore/trice
per una coppia lesbica;
_________________________________________________________________
Responsabile Geni-tore/trice                 e             Responsabile Non Geni-tore/trice
per una coppia gay, ove uno dei due sia il genitore biologico
_________________________________________________________________
Certo ci si può chiedere quanto necessario sia indicare la maternità o paternità biologica, che peraltro non stiamo indicando nel caso di due persone adottanti; il problema però è abbastanza vasto, basti pensare alle richieste da parte degli adottati di poter riscostruire una loro mappa biologica (vai al link à) per capire che questo problema esiste, soprattutto in campo sanitario (malattie ereditarie, eventuali trapianti di organi), dato che al momento nessun individuo viene dotato alla nascita di una mappa del suo DNA.
Chiaramente molto dipende dall’effettiva destinazione dei moduli.
Insomma, possibilità ne esistevano e ne esistono tante e, nel caso delle iscrizioni all'asilo, le si sarebbe trovate facilmente se solo vi fosse stata la voglia di  cercarle, senza cedere a quel linguaggio artificiosamente neutro, contro il quale linguiste e giuriste si sono già da tempo pronunciate.
Non mancano peraltro Linee Guida, già approvate da vari Comuni per evitare la discriminazione di genere, che dovrebbero spingere tutti gli amministratori a introdurre formule non discriminatorie nei moduli, che si tratti di quelli per gli asili di infanzia o di altri.
Mi sembra non superfluo riportare due brani tratti da “LA NEUTRALITÀ DI GENERE NEL LINGUAGGIO USATO DAL PARLAMENTO EUROPEO”.
A proposito dell’uso neutro del genere maschile, troviamo:
«In alcune lingue, a differenza di altre, l’impiego del maschile come genere neutro inclusivo è sempre più percepito come discriminatorio nei confronti delle donne». Notare quel “sempre più”, che non è posto lì per puro caso.
E ancora: «Un linguaggio non discriminatorio risulterà sicuramente bene accetto ai suoi utilizzatori purché sia semplice e discreto. Si raccomanda pertanto di ricorrere ad espressioni alternative veramente neutre ed inclusive e di tralasciare espressioni che di per sé possano dar luogo a contestazioni». Che è proprio quel che a Bologna NON si è fatto.

© Iole Natoli
in: Il COGNOME MATERNO IN ITALIA nei Matrimoni e nelle Convivenze

Vai anche a Linguaggio e Società / Il Genitore, la Genitrice e il Maschilismo in Femminismi a confronto e Laicità



























3 commenti:

  1. Questo articolo è stato riportato nel dibattito aperto da Elvira Serra su "27esimaora" di corriere.it
    http://27esimaora.corriere.it/articolo/perche-sono-contrariaa-genitore-1-e-genitore-2/

    e pubblicato anche su Noi Donne
    http://www.noidonne.org/blog.php?ID=04728

    e su Dol’s Magazine
    http://www.dols.it/2013/09/22/no-alla-cancellazione-della-madre/

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  2. Quando è nata mia figlia sono andato allo sportello anagrafe dell'ospedale per fare la pratica di nascita. Volevo dare alla bambina sia il mio cognome che quello di mia moglie. Quando ho chiesto l'impiegato mi ha detto "ma lei è di orgine spagnola o nobile ?".
    Alla sua domanda ho pensato ad uno scherzo ma invece era serissimo.
    Ma la nobiltà è ancora considerata una caratteristica di diritto naturale che permette di avere dei diritti di qiesto tipo ?
    Non ho parole.
    Ciao
    Roberto

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  3. Penso che l'impiegato stesse esprimendo la sua stolta meraviglia per la richiesta. Avrà pensato che tu dovessi avere una "solida" - dal suo punto di vista - ragione per volerlo: o la provenienza da un altro Paese, in questo caso la Spagna, o il brillio di una "nobiltà" da tramandare.
    In realtà non avrebbe potuto accordartelo lo stesso. Anche un bimbo di genitori spagnoli prende alla nascita IN ITALIA il solo cognome del padre. Qualora sia invece nato in Spagna ma possieda la doppia cittadinanza, può essere iscritto col doppio cognome avuto lì.
    Desideri diversi dei genitori vanno accolti (se tutto va bene) mediante una specifica domanda al Prefetto. Se hai questo interesse puoi provvedere adesso: dai uno sguardo alla pagina "cambio cognome: motivazioni".
    In ogni caso, è indicativo della mentalità corrente quel che l'impiegato ti ha detto...
    Ciao.

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