Le trame sotterranee della Storia
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di Iole Natoli *
da una nota pubblicata il 29.12.2015 su Facebook
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Certamente. D’accordo. Come
dichiarazione è bellissima; come azione non so quanto serva, perché l’Europa
non è avulsa da un mondo nel quale ormai questa pratica è diffusa.
In ogni caso, trovo che il lungo
e ingiustificato silenzio sulla maternità, adesso, “grazie” a questo
fenomeno, è andato in frantumi. Finalmente.
Di un’intervista in cui Lea
Melandri si esprime sul tema (link),
ho apprezzato in particolare questo brano:
«Provocatoriamente, lo chiamerei
proprio “utero in affitto”, per sottolineare che restiamo nella concezione
più antica del corpo della madre come “contenitore”, dimora, luogo di
passaggio, e non come l’esperienza di una singolare unità a due, che segna la
vita della donna come dell’essere che cresce dentro di lei, e che si può
ipotizzare all’origine della differenziazione che abbiamo ereditato tra
l’identità di un sesso e dell’altro».
Giusto. Come ho commentato già
altrove, mi chiedo però come mai per tanti anni non si sia colto il
nesso tra questa antica concezione del corpo come contenitore e la questione
del cognome della donna assente da quello dei figli, come mai si sia
considerata irrilevante la percezione di questa SCISSIONE SIMBOLICA dell'unità
madre-bambino e come mai ci si meravigli tanto di quel che accade oggi, visto
che anche nei paesi dove si è già rimediato in qualche modo a questo assurdo
biologico, approntando una legge, si è cercato soprattutto di garantire una parità
dell'uomo rispetto alla donna, un’uguaglianza che di fatto non c’è,
disconoscendo ottusamente in tal modo proprio quella unità fondamentale, che
oggi vediamo sfuggire ignobilmente.
Ecco perché il problema non sta
nel considerare se nel nostro nucleo familiare il padre dei nostri figli o
figlie sia degno o no di dare loro il suo nome, come sento qualche volta
affermare. Il problema è molto più profondo. È strutturale (link),
riguarda il fatto che una scissione simbolica non è mai indolore, nasconde
una pretesa diversa, le prepara e semplifica la strada. Nasconde la negazione
dell’unità madre-bambino/a, a cui oggi dobbiamo la prassi rivoltante e
diffusa della concreta scissione del bimbo o della bimba dalla madre,
mediante la parcellizzazione (il più delle volte a pagamento) del corpo una volta unitario
della donna.
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29.12.2015
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© Iole Natoli
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